“Anche quest’ultimo drammatico evento di Ischia ha messo in luce l’estrema fragilità geomorfologica che caratterizza l’intera Penisola. Su una realtà orografica complessa incisa da una fitta rete idrografica, l’aver costruito densamente in aree poco idonee da un punto di vista geo-idrologico ha inevitabilmente aumentato i rischi per la popolazione. Le analisi che da anni compiamo mettono in evidenza come gli edifici colpiti solitamente siano quelli costruiti negli ultimi decenni. Le abitazioni più antiche sono state edificate in zone più sicure e meno esposte al rischio geo-idrologico. Spesso mi sento domandare.. “Ma che cosa si può fare in questa situazione così difficile?”. Certo, riavvolgere il nastro è molto difficile: infatti, dobbiamo porre rimedio a 50 anni di una gestione non corretta del territorio. Ma senza volermi addentrare negli interventi “attivi”, tanto cari agli ingegneri, fatti di muri, muraglioni ed argini, io da geomorfologo applicato e conoscitore del territorio, mi limito a fare considerazioni più “passive”. Definiamoli “interventi rivolti verso la popolazione” che spesso subisce i danni peggiori avendo colpe minime o nulle. Partiamo da una corretta INFORMAZIONE VERSO I CITTADINI”. Lo ha dichiarato Fabio Luino Responsabile Area Tematica RISCHIO GEO-IDROLOGICO delle SIGEA e ricercatore del CNR IRPI in una nota stampa.
“Gli abitanti dei nostri centri urbani spesso non sono a conoscenza dei processi geo-idrologici (alluvioni, frane, colate detritiche) esistenti sul loro territorio comunale. Invece, dovrebbero essere doverosamente informati da tecnici preparati affinché siano a conoscenza dei rischi con i quali debbono convivere e soprattutto come comportarsi nei momenti critici (tipo non scendere in un garage sotterraneo, ma salire ai piani superiori): ogni abitazione dovrà possedere una pagina/brochure da appendere obbligatoriamente dietro la porta di casa (come negli hotel) con le 3-4 azioni da fare in fretta e bene. Inoltre, in questi centri abitati, una/due volta all’anno, la Protezione Civile dovrà coordinare un’esercitazione pubblica coinvolgendo tutti (e anche in questo caso deve essere obbligatorio, con tanto di firma). A tal riguardo sarebbe utile che ogni singolo edificio di ogni Comune avesse una carta d’identità – ha proseguito Luino – che riporti non solo le classiche caratteristiche strutturali dell’immobile, ma anche se abbia subito e meno dei danni in passato: un cittadino che giunge in una nuova città e vuole acquistare un immobile ha il diritto di sapere se quella casa sia già stata colpita da qualche evento geo-idrologico.
Ma la diffusione della CONOSCENZA del rischio geo-idrologico potrebbe essere un’azione che lo Stato dovrebbe intraprendere “dal basso”, sin dalle scuole elementari. I nostri bambini sono molto più sensibili e pronti ad apprendere di noi adulti: sono delle “spugne”. Ad essi si dovrebbero insegnare nozioni semplici sui processi d’instabilità naturale più comuni, sulle più elementari norme di auto-protezione e di rispetto dell’ambiente. Utilizzando semplici opuscoli che rappresentino le diverse realtà geologiche-geomorfologiche, coadiuvati da video di facile apprendimento, potrebbero essere l’inizio per un insegnamento capillare che dovrebbe poi proseguire anche nelle scuole superiori con i dovuti accorgimenti: perché, ad esempio, non creare un’ora fissa di “cultura ambientale”?
Dopo eventi disastrosi si parla spesso di DELOCALIZZAZIONE degli immobili, vale a dire “spostare” gli edifici esposti al rischio. Sarebbe un intervento risolutivo, ma di difficile applicazione. Sicuramente molto oneroso e che comporterebbe niente meno che il convincimento di tutte le famiglie che, come sappiamo, sono molto “attaccate” alla propria casa. Forse a quel punto non rimarrebbe che l’introduzione di un SISTEMA ASSICURATIVO. Per carità, non è semplice, anche perché a dispetto di una situazione ampiamente drammatica, l’industria assicurativa riesce solamente in parte ad offrire soluzioni per la copertura del rischio alluvioni e frane. Polizze sono normalmente disponibili per le aziende, come estensione delle coperture property ai danni prodotti dalle catastrofi naturali (soprattutto alluvioni o terremoti). È invece sostanzialmente assente l’offerta di protezione per le abitazioni private. Complicato per diversi motivi, ma non è impossibile giungere ad una soluzione. In alcune nazioni europee, ad esempio Belgio, Danimarca, Svizzera, Francia, Spagna (addirittura dagli anni ’40 del secolo scorso), o extraeuropee quali il Giappone o gli Stati Uniti, l’assicurazione sugli eventi catastrofici è attuata da diversi anni con risultati che paiono soddisfacenti. Insomma qualcosa si può fare”.