“A Sharm el Sheikh, durante la COP 27 della UNFCCC, potremmo giocarci molte possibilità per il futuro, forse per l’ultima volta. Dalla futura disponibilità di acqua, alla pace tra i popoli, alla qualità della vita vista in chiave piu moderna, in relazione al cambiamento climatico e soprattutto alla disponibilità dell’oro azzurro – l’Acqua. I negoziati sul clima si svolgono in un clima “anomalo”, difficile, rispetto agli anni precedenti a causa degli effetti della pandemi della COVID, del conflitto bellico in corso nella Mitteleuropa e soprattutto con una conclamata, evidente esponenziale manifestazione della crisi climatica in atto sotto forma di estremizzazione climatica, con drammatici, spesso nefasti impatti derivanti dal dissesto idrogeologico da un lato, dalla siccità dall’altro.
In questo ambito crescono le pressioni per una diminuzione delle emissioni di gas ad effetto serra e per il sempre piu necessario ricorso alla produzione di energia rinnovabile. In particolare, si evidenziano gli obiettivi essenziali, fondamentali e ben precisi evidenziati nel Green Deal – carbon farming europeo inerenti il raggiungimento della decarbonizzazione entro il 2050 e la riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.
Se da una parte, la condizione iniziale del sistema – di tipo politico – non lascia presagire nulla di buono – con le assenze ingiustificabili dei colossi energivori Cina, India, Russia e Brasile e considerando che solamente 26 paesi su quali 190 hanno aggiornato i dati relativi al percorso di mitigazione climatica che stanno perseguendo, dal punto di vista meramente scientifico, l’atmosfera è “bollente””. Lo ha affermato in una nota stampa Massimiliano Fazzini, importante climatologo e Coordinatore del Team Rischio Climatico della Società Italiana Geologia Ambientale.
“Nel vero senso della parola, visto che purtroppo gli anni caldi si succedono senza soluzione di continuità ed è stato osservato, almeno a livello europeo, un ottobre piu caldo di circa 2°C rispetto al gia caldissimo CLINO di riferimento 1991-2020. L’anno horribilis 2022 ci ha portato in dono dapprima estesa siccità meteorologica, davvero drammatiche dalla Francia all’Italia passando per la Germania – ha concluso Fazzini – un’Estate calda come quella del 2003 che da molti climatologi era considerata difficilmente ripetibile, una prima parte di autunno ancora siccitosa e troppo mite per garantire un assetto resiliente dell’ambiente fisico s.l. Ergo, è assolutamente lecito sperare che l’anno che volge al termine, sia statisticamente definibile eccezionale sotto molti punti di vista, ma se davvero questo fosse l’ultimo campanello d’allarme rispetto ad un nuovo clima , piu caldo, più secco, con sempre maggiori estremi climatici e conseguenze maggiore aridità e dissesto idrogeologico? E intento i livello di biossido di carbonio e di metano crescono in maniera lineare se non esponenziale, l’acqua manca, i paesi del “terzo mondo” vivono carestie immani…”.