Il 2022 ha registrato un grande successo per il Lazzaretto Nuovo di Venezia, per i Lazzaretti Veneziani in generale ma soprattutto per il Lazzaretto Nuovo di Venezia che custodisce ancora l’ecosistema della Laguna e una parte importante della memoria storica di Venezia. “Siamo davvero in presenza di un Eco – Museo dove è possibile visitare il Sentiero delle Barene, ad esempio ma anche il Tezon Grande con all’interno testimonianze secolari uniche”. Lo ha dichiarato Gerolamo Fazzini, Presidente Nazionale di Archeoclub D’Italia, anima della rinascita dei Lazzaretti.
Vedere il Sentiero delle Barene è fondamentale per capire i cambiamenti climatici in corso. “L’isola con cui la Repubblica di Venezia ha messo a sistema la quarantena nel XV secolo è oggi un eco – museo didattico e di ricerca in cui affrontare le sfide del futuro raccontando la città, la storia e l’ambiente Veneziano, così legati all’acqua e paradigmatici di un’epoca segnata dai cambiamenti climatici e dalle loro molteplici conseguenze. La particolarissima dimensione paesaggistica del territorio è rappresentata da “Il Sentiero delle Barene”, percorso naturalistico dell’isola dedicato all’ambiente più significativo della Laguna di Venezia, cartina di tornasole del rapporto fra uomo e natura. Nell’ultimo secolo è scomparso il 70% delle barene originarie ed è triplicata la profondità media delle acque – ha continuato Gerolamo Fazzini – con forti ripercussioni ecologiche, ma anche economiche, affettive e identitarie per gli abitanti. Al centro della zona di Laguna più conservata, ricca di biodiversità e attività di pesca e agricoltura, il Lazzaretto Nuovo è un avamposto sul campo per istituzioni scientifiche, scuole e le realtà del territorio. Il Sentiero delle Barene è la dimensione paesaggistica dell’ecomuseo, una cornice e una piattaforma che raccoglie e promuove il dialogo e lo sviluppo delle diverse iniziative dedicate.
Come riporta la nota stampa, il Lazzaretto Nuovo è un museo immerso nel verde: all’interno della cinta muraria, l’esposizione museale e il percorso archeologico open air si trovano nel grande giardino costellato da gelsi bicentenari lungo i viali a raggiera di impianto austriaco. Altre piccole aree alberate testimoniano l’aspetto boscoso comune alle isole lagunari prima della colonizzazione umana (frassino, pioppo, pruno selvatico). All’esterno, il perimetro dell’isola digrada spontaneamente nella Laguna originaria, cioè le barene (dal termine dialettale “baro”: cespuglio/incolto). Sono l’ambiente più particolare dell’ecosistema lagunare e una significativa cartina di tornasole del rapporto fra l’uomo e la natura: a partire da questa incredibile particolarità, Il Sentiero delle Barene è, sul campo, l’omonimo percorso naturalistico dell’ecomuseo, allestito con il Museo di Storia Naturale di Venezia”.
Lazzaretto Nuovo è patrimonio ambientale e culturale, naturalistico. Sull’Isola non solo è possibile vedere le Barene della Laguna ma anche testimonianze archeologiche davvero importanti. Oggi visitare il Sentiero delle Barene che dall’alto sembra rappresentare un vero capolavoro pittorico con un misto di colori, significa immergersi nel paesaggio lagunare della Venezia di un tempo. Secondo la sua anima millenaria, l’isola è un centro propulsore e un avamposto sperimentale per Venezia: la città, la Laguna e le sue isole. Punto di incontro e divulgazione, produttore di ricerca e innovazione, dispositivo di coesione sociale e valorizzazione culturale. Le isole del Lazzaretto Vecchio e del Lazzaretto Nuovo sono i primi due Lazzaretti della Storia: soglia sanitaria di Venezia, luogo di interscambio globale, sistema diplomatico e d’intelligence.
Un grande Eco – Museo che consente il viaggio nell’archeologia, nella storia, nella natura. Tanto da vedere, da filmare, da raccontare. “Ad esempio Il Sentiero delle Barene racconta lo straordinario ecosistema e paesaggio lagunare a rischio scomparsa, e l’equilibrio fra uomo, ambiente e cambiamenti climatici. Poi abbiamo la Biblioteca delle Isole che è il centro di didattica e indagine sui diversi temi e attività dell’ecomuseo.
La valorizzazione del bene ha portato nel 1985 il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali a riconoscere il Lazzaretto Nuovo di particolare interesse ai sensi della legge 1° giugno 1939 n. 1089; nel 1997 a stabilirvi il Deposito per materiali archeologici di provenienza lagunare della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio; e nel 2001 a sottoscrivere un protocollo d’intesa che ha affiancato, ai compiti di protezione del patrimonio culturale – ha proseguito Fazzini – anche quelli di scavo archeologico e di numerose attività condivise. Il Lazzaretto Nuovo è un’isola di circa nove ettari di cui 3500 mq edificati, nella Laguna nord di Venezia. Per secoli è stata una soglia di Venezia, luogo di incontro fra culture e commerci, tecnologicamente all’avanguardia come una piccola cittadella dell’innovazione. Oggi è un ecomuseo, un centro propulsivo e laboratoriale di divulgazione e condivisione territoriale per la conoscenza di città, laguna e isole secondo il programma non profit “Per la rinascita di un’isola.
Posta all’ingresso della Laguna, a tre chilometri a Nord-Est di Venezia, l’isola fin dall’antichità ha avuto probabilmente una funzione strategica a controllo delle vie acquee verso l’entroterra, situata lungo il percorso endolagunare che in epoca romana giungeva da Ravenna ad Altino. Reperti archeologici vi testimoniano la presenza umana già dall’età del bronzo, mentre il primo documento scritto risale al 1015: un atto notarile in cui l’isola è chiamata “Vigna Murada”. Dalla fine dell’XI secolo l’isola divenne proprietà dei monaci benedettini di San Giorgio Maggiore che edificarono una chiesa intitolata a San Bartolomeo. La Vigna Murada era un monastero con terreni coltivati e circondato da saline. La produzione del sale nel Medioevo fu un’importante risorsa economica in Laguna Nord, con centro principale a Torcello”.
Lì dove nacque la Quarantena. “Con queste isole, Lazzaretto Nuovo e Lazzaretto Vecchio, siamo dinanzi ai primi Lazzaretti stabili della storia. La quarantena, che tutto il Pianeta ha conosciuto a causa della pandemia da coronavirus – ha dichiarato Gerolamo Fazzini – è stata messa a sistema dalla Repubblica di Venezia mezzo millennio fa per combattere la peste, tramite due isole che oggi sono oggetto di un importante progetto di destinazione museale. Quando non sai come curarlo, comincia ad isolarlo: per secoli la peste è stata la principale causa di distruzione di popolazioni e città assieme a guerre e carestie; porto di traffici a cerniera fra Oriente e Occidente, nel XV secolo Venezia ne intuì la dinamica di contagio, andando contro pregiudizi e leggende del tempo, e compiendo uno scatto in avanti degno di una capitale all’avanguardia. Affrontò “il morbo” con pragmatismo e lungimiranza: “la salute è l’anima del commercio” fu la lezione adriatica che la Serenissima insegnò e impose alle altre potenze dell’epoca, che collaborarono costruendo una rete di poli, norme e intelligence per venire a capo del problema epidemico”.
Nel 1468 nasce la struttura sanitaria per la prevenzione dei contagi. Nel 1468 un decreto del Senato della Serenissima istituisce sull’isola un Lazzaretto con compiti di prevenzione dei contagi, detto “Novo” per distinguerlo dall’altro già esistente vicino al Lido (detto “Vecchio”), dove invece erano ricoverati i casi manifesti di peste. L’isola divenne luogo di “contumacia”: qui fu messa a sistema la “quarantena“ per le navi che arrivavano dai vari porti del Mediterraneo sospette di essere portatrici del morbo. Per rendere efficiente la struttura sanitaria furono costruiti molti edifici fra cui grandi tettoie (“teze”) per l’espurgo delle merci”.
Da luogo che era abbandonato, oggi sito amato, di conoscenza e rinascenza. “Il Lazzaretto Nuovo è stato anche luogo militare dal dominio napoleonico fino oltre la metà del ‘900. Nel corso del Settecento avvenne il progressivo abbandono dell’uso sanitario dell’isola. Con il dominio napoleonico e sotto quello austriaco, nell’Ottocento fu utilizzata invece per scopi militari ed entrò a far parte del sistema difensivo lagunare. Gli edifici furono demoliti o modificati, la cinta muraria rafforzata con feritoie e corpi di guardia, bastioni in pietra d’Istria e terrapieni esterni. L’isola fu collegata alla “Testa di Ponte” e alla Torre Massimiliana di Sant’Erasmo.
Usata dall’Esercito Italiano fino agli inizi degli anni Settanta e quindi dismessa, è una delle poche isole minori della Laguna ad aver conosciuto una decisa azione di recupero dall’abbandono. Ora l’Isola del Lazzaretto Nuovo è campo archeologico estivo – ha concluso Fazzini – parte del circuito museale di Venezia. Siamo in presenza di un sito visitabile praticamente tutto l’anno, ricco di attività e che conosce inoltre un fondamentale uso governativo ospitando gratuitamente il Deposito per materiali archeologici di provenienza lagunare della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio”.