La riforma dell’intelligence del 2007 con la legge 124 è “un’incompiuta”. A sostenerlo è Franco Gabrielli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Draghi, con delega alla sicurezza della Repubblica, in occasione della presentazione al Senato del volume La sicurezza come interesse costituzionale: il caso Copasir (Ad Maiora), a cura di Felice Giuffrè, professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Catania, che prende spunto dalla contesa dell’anno scorso per la presidenza del Copasir dopo l’insediamento del nuovo esecutivo con il passaggio della Lega dall’opposizione alla in maggioranza. In platea anche l’ambasciatrice Elisabetta Belloni, direttrice generale del Dis, Roberto Baldoni, a capo dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, e i vertici delle agenzie di intelligence e delle forze armate e di polizia italiane.
Con la legge 124 del 2007 è stato creato un dipartimento ma si è mantenuto “all’interno del dipartimento due agenzie che di fatto sono autonome”, ha spiegato citando la sua esperienza passata come direttore del Sisde-Aisi prima e “ancora oggi lo riscontro come un limite, soprattutto (…) nel momento in cui il tema dell’interno/esterno è sempre più impalpabile, non definibile”. L’approccio, secondo Gabrielli, è “sempre quello: è meglio qualcosa di più, che non accentrare eccessivamente la responsabilità su un soggetto unico”. È il frutto di un approccio, “a mio giudizio miope, che dividere in qualche modo rappresenta una modalità per garantire che nessuno sia nella condizione di fare danni maggiori”, ha spiegato.
Miope per due criticità, ha rilevato Gabrielli: “non elimina le devianze”; “la frammentazione implica molto spesso l’impossibilità di rendere il servizio più efficiente”. Come equilibra il sistema? La chiave è il sistema di controlli e bilanciamenti, ha spiegato. “A una maggiore concentrazione di potere, deve corrispondere una maggiore capacità di penetrazione, di controllo e di verifica dell’attività che viene svolta”.
Un equilibrio di cui Adolfo Urso, senatore di Fratelli d’Italia, ha sottolineato l’importanza citando l’atto iniziale della sua presidenza del Copasir: la nascita dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, con le prime bozze della legge che non prevedevano un comitato di controllo, poi aggiunto su intervento del Copasir stesso, che ne ha assunto la responsabilità. Allo stesso modo, è previsto che il presidente del Consiglio riferisca al Copasir anche in caso di risposta a un’attacco cibernetico come previsto da un recente decreto. L’atto finale della presidenza Urso, invece, è stata la relazione annuale, in cui i commissari si sono soffermati anche sulla riforma dell’intelligence, offrendo alcune indicazioni in vista di un aggiornamento che potrebbe essere materia del prossimo parlamento.
All’evento ha partecipato anche Francesco Lollobrigida, tra i fondatori di Fratelli d’Italia, di cui è capogruppo alla Camera, assieme a Giorgia Meloni, di cui è cognato avendo sposato la sorella Arianna. Lollobrigida, ricordando le tensioni tra alleati dell’anno scorso, ha promesso a nome di Fratelli d’Italia di rispettare, in caso di vittoria alle elezioni del 25 settembre e di incarico a formare il nuovo governo, la legge 124 del 2007 che prevede che la presidenza del Copasir spetti all’opposizione in nome dell’interesse generale “prioritario rispetto all’interesse particolare, di parte o anche di partito”. In questo senso, Urso ha sottolineato l’importanza dell’approvazione dell’emendamento sul Copasir provvisorio in modo tale che tra la fine e l’inizio di una legislatura il lavoro di controllo del comitato non si interrompa. È “indispensabile” specie in un momento critico come quello attuale con la guerra in Ucraina e l’incubo di una “tempesta” perfetta tra poche settimane, ha spiegato.
Infine, Urso si è soffermato sulla campagna elettorale, “eccessivamente aggressiva”, con esponenti politici che cercano di delegittimare gli avversari politici, “senza rendersi conto che facciamo il gioco della Russia e della Cina, cioè di chi vuole delegittimare la nostra democrazia”. Parole che ricordano quelle pronunciate pochi giorni fa dal sottosegretario Gabrielli a Rai 3: definendo “assolutamente” utile che i partiti respingessero i tentativi di ingerenza, aveva spiegato come “la demoralizzazione, la destabilizzazione, cioè la messa in crisi delle istituzioni e di chi le rappresenta è uno degli elementi per consentire un’ingerenza”. Anche di questo si parlerà domani al Copasir in un’occasione dell’audizione del sottosegretario Gabrielli.